Sahara Occidentale, 27 febbraio 2025 - A quarantanove anni dalla proclamazione della Repubblica Araba Saharawi Democratica (RASD), il popolo saharawi continua a lottare per la propria autodeterminazione, affrontando l’occupazione marocchina con determinazione e resilienza. Dopo un cessate il fuoco durato trent’anni, interrotto nel 2020, la comunità internazionale ha lasciato i saharawi senza risposte, ignorando i loro diritti sanciti dal diritto internazionale.
Oggi, il popolo saharawi celebra il proprio Stato con orgoglio e la ferma convinzione di poter ottenere la fine dell’occupazione. La data del 27 febbraio 1976 segna la nascita della RASD, proclamata dal Fronte Polisario il giorno successivo alla partenza dell’ultima presenza coloniale spagnola, che abbandonò il Sahara Occidentale senza tutelare la popolazione civile.
La Spagna, pur avendo assistito alle atrocità commesse dal Marocco, tra cui bombardamenti al napalm e al fosforo bianco, decise di non proteggere il popolo saharawi e lasciò il territorio nelle mani delle forze marocchine e mauritane. La Mauritania, tuttavia, nel 1979 firmò un accordo di pace con il Fronte Polisario e rinunciò alle proprie pretese sul territorio. Diversi paesi e l’Unione Africana riconobbero la RASD, mentre il Marocco continuò l’occupazione, annettendo la parte precedentemente controllata dalla Mauritania.
A quasi mezzo secolo dalla fondazione della Repubblica, i saharawi continuano a subire una feroce repressione nei territori occupati o sopravvivono nei campi profughi di Hamada, vicino a Tindouf, nel cosiddetto "deserto della morte". Altri vivono nella diaspora, contribuendo alla resistenza e mantenendo viva la loro cultura e le loro tradizioni.
Nonostante le avversità, lo spirito dei fondatori della RASD è più forte che mai. Ogni giorno, i saharawi si mobilitano con manifestazioni non violente nei territori occupati, affrontano condizioni estreme nei campi profughi e si organizzano nella diaspora per sostenere la loro causa. La lotta non è solo armata, ma anche culturale e politica: la loro identità non è stata cancellata, la loro resistenza non si è affievolita.
Sul piano politico, il Fronte Polisario continua a difendere gli interessi del popolo saharawi in sedi internazionali come le Nazioni Unite, l’Unione Africana e l’Unione Europea. Delegati e ambasciatori saharawi lavorano instancabilmente per sensibilizzare la comunità internazionale, nonostante le enormi difficoltà di una lotta impari contro una potenza occupante sostenuta da influenze geopolitiche.
Il Fronte Polisario ha resistito per quarantanove anni, nonostante le sfide imposte da un processo di decolonizzazione incompleto. Se esistono critiche interne, non è perché i saharawi abbiano rinunciato al loro diritto inalienabile all’autodeterminazione, ma perché desiderano una soluzione definitiva e immediata. Tuttavia, rimangono uniti nel loro obiettivo finale: la completa liberazione del Sahara Occidentale e il ritorno alla loro terra natale.