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Espulsione di attiviste norvegesi ad Aaiun nel Sahara occidentale

Sahara occidentale, 4 novembre 2024 - Le autorità marocchine di occupazione hanno deportato con la forza due cittadine norvegesi, Ingeborg Sævik Heltne e Vivian Kaulen Nedenes, sabato 2 novembre, mettendo in luce le tensioni legate ai controversi progetti di energia rinnovabile del Marocco nel Sahara Occidentale occupato.

Un gruppo di 25 agenti marocchini in borghese ha arrestato le attiviste mentre si trovavano nella casa dell’attivista per i diritti umani saharawi Sidi Mohamed Daddach, dove erano in visita per ascoltare le opinioni della comunità saharawi su questi progetti. Le donne, provenienti dalla Norvegia, erano giunte nel Sahara Occidentale per indagare sull’impatto dei piani marocchini per l’energia rinnovabile in un territorio considerato dall’ONU come l’ultima colonia d’Africa. Appena giunte nella casa di Daddach, le attiviste sono state prelevate dalla polizia, che ha ordinato loro di preparare le valigie e lasciare il territorio entro dieci minuti.

"Ci hanno dato solo dieci minuti per raccogliere le nostre cose e ci hanno scortate fino ad Agadir," ha dichiarato Heltne, membro del Norwegian Council for Africa, che da tempo conduce ricerche su come il Marocco sfrutti i progetti di energia rinnovabile per consolidare la propria occupazione del Sahara Occidentale. Heltne e Nedenes, quest’ultima studentessa e membro della Gioventù del Partito Socialista Norvegese, hanno riferito che le autorità marocchine le sorvegliavano fin dal loro arrivo, avvenuto un giorno e mezzo prima.

Durante la detenzione, la polizia marocchina ha sequestrato i loro passaporti e controllato i loro telefoni, criticando le foto scattate in luoghi pubblici senza previa autorizzazione, secondo quanto riportato dalle attiviste. Entrambe hanno definito l’espulsione una grave violazione della libertà di movimento e di espressione, soprattutto per osservatori internazionali cui viene regolarmente negato l’accesso ai territori occupati.

Il Marocco ha ricevuto forti critiche per i suoi progetti di sviluppo economico e di energie rinnovabili nel Sahara Occidentale, territorio in cui agisce senza il consenso del popolo saharawi o del Fronte Polisario, legittimo rappresentante saharawi. Recenti accordi, come quello con la Francia per un grande progetto di cavo elettrico che collegherà il Sahara Occidentale alla rete marocchina, fanno parte della strategia di Rabat per attrarre investimenti internazionali nei territori occupati.

Heltne ha evidenziato l'urgenza di un monitoraggio internazionale sui diritti umani nel Sahara Occidentale, dichiarando: "Finché ai Sahrawi non sarà permesso di esprimersi sui progetti climatici imposti dal Marocco, stati e aziende dovrebbero essere allertati. Non solo è moralmente inaccettabile sostenere l'occupazione, ma ogni accordo con il Marocco in questi territori rischia di non essere legalmente valido se il diritto all’autodeterminazione dei Sahrawi continua a essere ignorato."

Questo episodio segue una recente sentenza della Corte di Giustizia dell'Unione Europea, che ha stabilito che gli accordi commerciali tra l’UE e il Marocco non possono essere estesi al Sahara Occidentale senza il consenso esplicito del popolo saharawi e del Fronte Polisario.

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